Chiesa di S. M. di Costantinopoli
La chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, già Cappella dei Marinai, è uno dei simboli della città di Torre del Greco e del suo atavico legame con il mare. Dopo l’eruzione del 1794, che vede la chiesa resistere all’impeto inarrestabile della lava, essa assurge a simbolo della capacità di un popolo di affrontare con coraggio una natura avversa. La vita di questa Chiesa è poi legata ad una grande istituzione torrese ovvero il Pio Monte dei Marinai.
La storia della fondazione di Santa Maria di Costantinopoli viaggia sul doppio binario della leggenda popolare, che vuole la statua lignea della Madonna ritrovata miracolosamente in mare dai pescatori torresi e portata in città, e della storia documentata che attesta l’arrivo a Torre del Greco della statua grazie al corsaro Andrea Maldacena che la sottrasse ad un vascello turco. Una prima notizia documentale circa l’esistenza della chiesa di Santa Maria risale al 1543. Essa fu quasi certamente fatta edificare come cappella privata dalla famiglia Carafa. Nel 1656, a seguito di una epidemia di peste, i torresi, in segno di riconoscenza alla Vergine per lo scampato pericolo, cominciano ad arricchire ed ampliare la chiesa. Proprio un esponente della famiglia Carafa, il Principe di Stigliano Nicola Maria Guzman, tenutario di Torre del Greco dal 1644 al 1689, nel 1674 volle donare la chiesa all’istituzione del Pio Monte dei Marinai.
Questo istituto, fondato nel 1615 ed ubicato in origine presso la chiesa della Madonna delle Grazie, era amministrato da tre proprietari di barche e da tre pescatori scelti annualmente ed aveva la guida spirituale di un sacerdote. Il Monte aveva un’importante funzione sociale nel campo della pesca del corallo adempiendo tutta una serie di compiti equilibrativi, gestionali e di sostegno occupandosi dei contratti di lavoro e delle paghe di marinai e pescatori, della compravendita e commercializzazione del corallo, del soccorso dei marinai in difficoltà economiche e di salute, del riscatto di quelli catturati dai pirati barbareschi e del welfare per quelli anziani. Inoltre donava cinque doti all’anno alle figlie di marinai prossime al matrimonio. Il Monte contribuì altresì al riscatto della città dal dominio baronale nel 1699 con il versamento mille ducati. Un vero istituto di welfare organizzato ed efficace preposto alla salvaguardia di un settore importante per l’economia e per la società torrese.
Questo passaggio di consegne segna l’inizio di una nuova epoca per il sito. Infatti, il Monte dei Marinai, con l’intento di rendere prestigiosa e ricca la propria sede, inizia un’opera di restauro ed arricchimento imponente che porterà in breve tempo la chiesa ad essere una delle più sontuose della città corallina e dell’area vesuviana, anche grazie alla direzione generale della campagna di lavori affidata allo scultore Lorenzo Vaccaro.
La chiesa fu arricchita di un pregiatissimo organo, spettacolare lavoro di intaglio su legno di stampo rococò. Strumento e struttura dell’organo sono attribuite a due tra le più attive e rinomate manifatture napoletane ovvero quella della bottega di Raffaele Mancini per lo strumento e quella, prestigiosa, di Gennaro di Fiore per l’intaglio ed il resto. Il sontuoso altare accoglieva la statua lignea della Vergine col Bambino recante, tra le delicate mani, un ramo di corallo, riferimento tutto torrese al legame tra la città ed il prezioso “oro rosso”.
Quando la città viene investita dalla colata lavica del 1794 che distrugge gran parte del tessuto urbano ed anche la vicina basilica di Santa Croce, Santa Maria di Costantinopoli riesce a rimanere in piedi grazie alla posizione più arretrata.
La chiesa è sicuramente uno dei luoghi di Torre del Greco in cui si intrecciano tutti gli elementi simbolo della città: il corallo, la fede, il mare e l’andare per mare dei pescatori, l’atavica resilienza rispetto all’elemento vulcanico. Un luogo che ha conosciuto nell’ultimo trentennio una travagliata storia di disfacimento ed incuria e che solo negli ultimi anni, grazie alla ritrovata unità d’intenti tra istituzioni, privati e realtà territoriali sta ritrovando una centralità nella vita culturale della città, fattore propedeutico ad una sua rinascita piena e ad un ritrovato splendore e fruibilità.