Come era fatta una città

Visitare l’Antica Pompei, lo abbiamo detto più volte, è un’esperienza unica, perché l’elemento più importante e più interessante per il turista non è il monumento o l’opera d’arte (che pure a Pompei non mancano), ma la possibilità di vedere la vita quotidiana degli antichi abitanti.
Visitare Pompei è come andare in un parco a tema, con la differenza clamorosa che qui non c’è nulla di virtuale, nulla di ricostruito, nulla di finto, ma è tutto vero.

Andando a spasso per l’antica Pompei si fa quello che duemila anni fa faceva l’antico pompeiano, camminare sulle sue strade, visitare le case nelle quali abitava, frequentare i luoghi di divertimento che lui stesso frequentava. Come era fatta una città dell’Impero Romano? Non abbiamo bisogno di vedere ricostruzioni, a Pompei c’è già tutto. E la risposta è: era fatta bene, meglio di tante analoghe città moderne, ordinata, con uno schema molto riconoscibile, facile da girare, razionale, frutto di un preciso piano urbanistico. Si sa gli antichi romani erano grandi ingegneri, e nell’antica Pompei possiamo vedere come lavoravano. Il tracciato delle città era sempre lo stesso: si iniziava tracciando una lunga via che percorreva la città nel lato lungo, ed era quello che veniva chiamato alla greca “decumano” e che poteva essere riprodotto altre volte. Poi si tracciava il cardo, cioè la strada che incrociava ad angolo retto il decumano. Poi si proseguiva con altre strade minori che seguivano lo stesso schema a scacchiera, che dava alla città un modello ordinato, facile da seguire, razionale, capace di estendersi senza stravolgere il progetto urbano.

Così è Pompei, con il decumano maggiore che va sull’asse est/ovest ed è la via dell’Abbondanza, e un altro parallelo che è la via Nolana. Poi ci sono i cardini, cioè le vie Mercurio/via delle Scuole, la via Stabiana, la via Nocera. In città abitavano circa 10.000 persone, prima si era calcolato di più, ma poi si è scoperto che non tutti i lotti cittadini erano abitati, e quindi c’era ancora spazio per nuove case nell’ipotesi di una crescita della città nella direzione dell’Anfiteatro.

La piazza era il centro della città, anche se a Pompei il centro non è fisico. Ma questa centralità della piazza è un elemento straordinario, dà il senso di tutta la civiltà greco/romana, che noi abbiamo ereditato. La città orientale era costruita intorno al palazzo del signore, del rem dell’imperatore. Se si va in Cina, a Pechino si vede che significa questo: la piazza è l’anticamera del Palazzo Imperiale, al centro della città c’è l’imperatore con il suo palazzo inavvicinabile al popolo: la “città proibita”. Il Foro della città romana (e l’agorà greca prima), è invece la piazza del popolo, dove si trovano le identità della città, come vediamo a Pompei, il Tempio per i culti urbani, il luogo dove si amministra la giustizia, il mercato e la piazza intesa come luogo di incontro dei cittadini, anticamente il luogo dell’assemblea e quindi della politica. Religione, politica, mercato, ancora oggi le piazze d’Italia sono organizzate così, e nell’Antica Pompei possiamo verificarlo.

Le case private si organizzano lungo gli assi viari, offrendo spesso l’ingresso nelle vie laterali e prevedendo spazi per negozi o taverne sulla via principale. Case costruite sin dai primi tempi della città, nella fase osca, su un modello che prevede sempre, per le case dei più ricchi, un atrio scoperto che serviva per dare luce e per raccogliere le acque piovane, atrio intorno a cui si andavano organizzando le diverse stanze. In un secondo momento le case più importanti si costruiscono su due spazi, uno pubblico, per ricevere gli ospiti importanti e i clientes e lo spazio per la famiglia. Un modello che ritroviamo in molte case pompeiane, ad esempio in quella del fauno danzante, e che dà spazio anche agli splendidi addobbi, agli affreschi, alle decorazioni che possiamo ancora ammirare.